Pause attive di trattamento

Pause attive di trattamento

Pause attive di trattamento

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Praga – pausa estiva

Un trattamento di MFXI non può essere eseguito senza quelle che chiamiamo  PAUSE ATTIVE.

Il lavoro sui PAM effettuato dapprima con gli STP poi con la MFXI classic ed eventualmente con gli Hooks necessita dei tempi di stop.

Il paziente da  una  parte ha  bisogno di una pausa per rendersi conto che gli attrezzi  non  gli hanno procurato alcun danno, ma anzi beneficio.

Gli stessi tessuti trattati, ovvero i muscoli che contengono i PAM, hanno bisogno di potersi rilassare e riorganizzare tra un passaggio e l’altro.

In anni di pratica abbiamo notato che queste pause rendono il trattamento più efficace e gradevole.

Quello che era un  PAM iperalgico una  volta  trattato e lasciato riposare per  qualche  minuto diventa molto più manipolabile e più facilmente aggredibile con gli attrezzi  .

E’ per questo che le abbiamo chiamate pause attive di trattamento perché il trattamento continua durante le pause a lavorare per noi, pertanto fanno parte integrante del trattamento .

Solitamente sono necessari almeno un paio di minuti di pausa.

Durante la PAT è indispensabile chiedere al paziente come si sente, se tutto procede al meglio, se possiamo continuare il trattamento. Questa è la prima caratteristica di una PAT efficace nella quasi totalità dei casi il paziente acconsente a continuar il trattamento.

La PAT ha due altre caratteristiche specifiche la prima di queste è che il paziente  viene invitato a bere un bicchiere di acqua. Come sappiamo una buona idratazione aiuta la muscolatura a rilassarsi e a detendersi, drena le scorie e i cataboliti  provocati dal trattamento stesso. Bere fin da subito attiva immediatamente questi meccanismi. Naturalmente il paziente dovrà continuare a reidratarsi a dovere anche una volta che il trattamento è stato terminato.

La terza caratteristica di una PAT corretta e completa è quella della  integrazione neurosensoriale dello stimolo in ortostatismo e l’attivazione della omeostasi in presenza di gravità o comunque con appoggio podalico.

Viviamo molte ore della  nostra  vita  in piedi  o con i piedi appoggiati  per terra  e non dobbiamo pensare  che  un trattamento possa  funzionare  e mantenere  a lungo i suoi risultati se non viene integrato con la funzione bipide del corpo umano.

 

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Isole Lofoten – Pausa estiva

Quando si lavora la schiena sulla panca/lettino trasformer l’appoggio  podalico viene sempre mantenuto e questo facilita  l’integrazione gravitaria e la possibilità di ottenere dei risultai ottimi e duraturi. Ciononostante è sempre consigliato durante  le PAT di far stare  in piedi il paziente e anzi di farlo camminare  per  almeno pochi passi, tutto questo faciliterà l’integrazione ortostatica del trattamento che stiamo eseguendo.

Un tipo particolare di PAT è quella che integra l’utilizzo della CCT. Una volta che il paziente ha bevuto un bicchiere di acqua e ha assunto la posizione ortostatica ed eseguito una breve  camminata prima di essere ritrattato con  gli attrezzi  può essere lasciato in una PAT prolungata applicando sui PAM  o sulle zone degli ologrammi riflessi le coppette. A  secondo della patologia  da  trattare sceglieremo il colore  e la suzione  più appropriate. Integrando nella PAT la CCT otteniamo un trattamento particolarmente efficace e valido. Valuteremo caso per  caso se applicare delle tecniche fisse o con scivolamento ed i tempi  più adatti.

Una  volta levate le ventose della CCT potremo continuare il trattamento con gli attrezzi più appropriati o se riteniamo terminarlo con dei passaggi lenitivi tramite la Big Ball .

Testo a cura di Virginio Mariani e Giulio Picozzi

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